Uniforme ad un petto in panno grigio-verde. I cinque bottoni della chiusura sono nascosti da una sovrabottoniera.
Il collo in piedi è guarnito con la mostrina. Due spallini a mezzaluna imbottiti sono posti all’attaccatura delle maniche che terminano con paramano a punta.
La manica sinistra riporta la decorazione della specialità. Completano la divisa pantaloni e fasce mollettiere
L’esercito italiano era armato principalmente del fucile Càrcano mod. 1891 sistema Mannlincher-Carcano, a ripetizione manuale.
Un fucile a otturatore girevole scorrevole adottato dal 1891 al 1945.
Il fucile Carcano mod. 91 era alimentato con una clip da sei cartucce calibro 6,5 mm
Assieme al fucile Carcano 1891 viene distribuita la corrispondente sciabola baionetta modello ’91
Abbinato il fodero in cuoio nero con finimenti in ottone e la tasca portabaionetta sempre in cuoio di colore grigio-verde.
Giberna in cuoio grigio verde mod 1907. Ogni giberna conteneva quattro caricatori.
Ogni fante aveva a disposizione 4 giberne legate alla cintura e sostenute da una cinghia che poggiava sulle spalle.
Copricapi ed elmetti
Berretto mod 1915 in feltro chiamato in gergo a “cupolino” o “scodellino”
Berretto mod. 1909 in panno grigioverde con visiera e soggolo in cuoio, fissato da due bottoni in metallo.
Elmetto Adrian 1915 di produzione francese adottato dal Regio Esercito Italiano nell’aprile del 1916.
L’ elmetto era formato da quattro distinti pezzi metallici assemblati: calotta, crestino di aerazione, visiera e paranuca.
Elmo italiano tipo Adrian mod. 16. Prodotto in Italia su licenza francese: è composto da soli due pezzi calotta e crestino uniti mediante saldatura. Tutti i modelli Adrian erano inoltre forniti di soggolo in pelle e foderati internamente perché il metallo non entrasse in contatto diretto con la testa del soldato quando lo si indossa.
Prima dell’introduzione dell’elmetto Adrian m15, l’esercito italiano ricevette alcuni modelli di un Elmetto “da trincea” ideato dall’ingegner Ferruccio Farina (da cui il nome di elmetto Farina) e utilizzato in coordinato con la corazza, in prevalenza da unità di guastatori.
Esso è composto da tre parti principali: calotta, falda anteriore e falda posteriore, dipinte con vernice opaca grigio-verde antiriflesso.
L’elmetto che veniva distribuito in due modelli, uno corto e uno lungo, risultava soddisfacente nei test balistici ma troppo pesante per essere indossato con frequenza dalla truppa.
Foto a sinistra: elmetto Farina modello lungo.
Foto al centro: elmetto Farina modello corto.
Il modello Farina veniva prodotto in tre distinti esemplari del peso rispettivamente di 2650, 2750 e 2850 grammi
Equipaggiamento in dotazione al fante
Gavetta mod. 1896 distribuita a tutti i corpi tranne gli alpini e artiglieria da montagna. Fornita con cucchiaio e coperchio che all’occorrenza poteva fungere da piatto.
Non è raro ritrovare coperchi di gavetta forati a mo’ di grattugia. Questo espediente era usato dai fanti per costruire un’utile strumento destinato a grattugiare più che il formaggio, molto raro, il pane secco.
Un elemento tipico del corredo del fante era il cucchiaio. La parte finale del manico veniva solitamente piegata per essere facilmente agganciata alla gavetta.
Il corpo degli alpini è fornito di una gavetta doppia (mod. 1872) in ragione del fatto che i regolamenti del periodo prevedevano che un alpino portasse il rancio per due persone liberando il compagno che trasportava la legna.
Bicchierino in dotazione al regio esercito durante la prima guerra mondiale.
Borraccia mod. 1907 in legno di salice o di pioppo. Costruita sul modello della borraccia piemontese Guglielminetti (1851). E’ dotata di una cinghia in tela per il fissaggio al tascapane o al cinturino portagiberne.
Borraccia regolamentare mod. 1917, ricavata per stampaggio da lamiera stagnata. Di forma rettangolare rivestita di panno grigio-verde.
Dotata di cinghia in tela con puntale in cuoio per il fissaggio al tascapane o al cinturino delle giberne.
Attrezzi leggeri da fanteria
Piccozzino da fanteria. Si tratta di un attrezzo da zappatore, semplice e robusto, con manico sagomato da quattro rilievi per facilitarne l’impugnatura.
La testa lavorante presenta una piccozzina da un lato e una piccola ascia dall’altro.
Piccozzino-zappetta da fanteria. La testa lavorante è costituita da un utensile ad ascia e da una zappa a “cuore” con nervatura centrale.
Gravinetta. Si tratta di un attrezzo multifunzionale distribuito agli alpini e alla artiglieria di montagna.
La testa lavorante presenta ad una estremità la piccozza e dall’altra la zappetta.
Poteva venire portato nel tascapane od assieme alla baionetta nell’apposita tasca doppia.
Vanghetta da sterro. In dotazione a tutti i reparti dell’esercito. Il manico recava incise almeno sette tacche a distanza di cinque centimetri l’una dall’altra per permettere velocemente la misurazione della profondità dello scavo.
Meno compatta del modello austriaco e dunque meno adatta nei duelli corpo a corpo, presenta due feritoie ovali che dovevano servire a far passare una cinghia per fissare l’attrezzo.